Terre di castelli – 8 borghi da scoprire in Emilia

Ma com’è bello andare in giro per i colli modenesi…  Cremonini  canta più o meno così il suo elogio alle terre di castelli, no?

Ah no?! Bè comunque questa rivisitazione della canzone mi serve per rendere l’idea della piacevolezza provata nell’aver scoperto un connubio di borghi che, messi insieme, hanno dato vita alle cosiddette Terre di Castelli.

Che fascino l’atmosfera familiare emanata da queste comunità tutte diverse, ma che distano pochi km l’una dall’altra, tra la pianura e l’Appennino, tutte in provincia di Modena!

Ogni territorio di queste realtà ha le sue caratteristiche per cultura, paesaggi e gastronomia; e allora perché oggi queste otto terre sono addirittura consorziate nell’Unione Terre di Castelli?!

Direi che la risposta è ovvia; si è capito dal nome del consorzio che c’è un minimo comune denominatore per loro:

la presenza dei castelli. E solitamente i castelli hanno per definizione, una posizione strategica per il territorio, quindi si evince anche che da ognuno di questi la vista sulle colline modenesi sia impagabile… Ecco, posso confermare!

L’area è molto versatile; ciò significa che accontenta un po’ tutti i gusti, con i suoi itinerari a piedi, o in bicicletta, le sue vigne, o ancora le sue fiere, rievocazioni storiche e festival.

Personalmente però devo ammettere che l’argomento è stata una vera e propria scoperta sul campo.

E data la poca preparazione su ciò che ci avrebbe aspettato, assieme al poco tempo a disposizione (poco più di mezza giornata), i borghi che abbiamo avuto la possibilità di visitare sono stati solo quattro:

Castelvetro di Modena, Vignola, Savignano sul Panaro e Castelnuovo Rangone sono stati i prescelti. Non mancheremo di correre ai ripari presto per completare il doveroso tour. Promesso!

Castelvetro di Modena

Dopo aver visitato Mantova (raccontata qui) decidiamo di sconfinare e dalla Lombardia passiamo in Emilia.

Il primo borgo che ha attirato la nostra curiosità, tappa dunque da non perdere, è stato Castelvetro di Modena. Ero caduta nella trappola di Instagram e scrollando tra le foto del social network aveva catturato la mia attenzione quella simpatica scacchiera nella piazzetta storica del borgo. Bisognava calpestarla prima o poi. Ed ecco finalmente realizzato questo desiderio.

Giunti sul posto in una sonnacchiosa domenica mattina d’ottobre, scopriamo che Castelvetro fa rima con Lambrusco, perché questo simpatico borgo vanta la coltura della vite, tra le principali attività. Tra gli altri vini del posto, anche il Grasparossa e il Trebbiano, usato nel procedimento per ricavare il rinomato aceto balsamico tradizionale di Modena.

Castelvetro di Modena é un borgo molto antico, tant’è che le numerose tracce del passato tuttora scovabili, lo hanno reso meta turistica di qualità, permettendogli di conquistare la Bandiera Arancione del Touring Club.

Piazza della Dama

Il cuore del paese é piazza della Dama (ufficialmente Piazza Roma), chiamata così per lo spoiler precedentemente accennato riguardante la caratteristica pavimentazione a scacchiera con lastre nere e bianche di cui è in gran parte costituita.

E’ su questa piazza che si affacciano la Torre delle Prigioni e la Torre dell’Orologio, rappresentazione di quel che resta dell’antico castello del borgo (castello medievale risalente all’anno Mille) e ancora il Palazzo Rinaldi accanto al palazzo municipale. Allontanandosi dalla piazza, percorrendo via Torquato Tasso, il Palazzo Rangoni merita di essere ricordato per un antico gossip: aveva ospitato il poeta Torquato Tasso, quando egli era uno studentello in fuga da Bologna, nel 1564.

Dove dormire vicino a Castelvetro di Modena

Per fare in modo di ritrovarci belli freschi e mattinieri in quel di Castelvetro di Modena, ci siamo dovuti fermare nei pressi per la notte, di ritorno da Mantova.

Fortuna ha voluto che in fase di organizzazione del viaggio avessimo scoperto questo posticino: affittacamere Maranello Locanda Moca.  

Ubicato nella frazione Il Poggio, in mezzo alla natura, questa locanda ci ha permesso un buon riposo, in una camera ben arredata in stile moderno e semplice, con un bel terrazzino circondato da altrettanto bellissimi ulivi.

I locandieri, giovani, alla mano e molto simpatici, ci hanno saputo consigliare strabene un posto per cenare (è possibile cenare nella locanda stessa se si prenota per tempo, perché i tavoli a disposizione non sono tanti).

La Locanda si raggiunge facilmente in macchina ed è possibile lasciare l’auto proprio all’interno della loro area delimitata dal cancello d’ingresso.

Per gli amanti degli animali domestici, a fare da padrone di casa il loro bel gattone rosso, che con la sua passione per le coccole, ha subito capito come farsi voler bene 🙂 rotolandosi teneramente nel terrazzino di casa.

Dove mangiare a Castelvetro di Modena

E dove ci han consigliato di cenare i giovani locandieri?

In un agriturismo in cui ci abbiamo lasciato il cuore: l’Agriturismo San Polo.

Siamo alle porte di Castelvetro di Modena e questo locale trasmette tradizione e accoglienza non appena se ne varca la soglia d’ingresso. Non potevamo chiedere di meglio.

L’Agriturismo è molto grande e i tavoli sono tantissimi; non riesco a ricordare il numero di sale, ma ricordo la tanta gente che c’era, ben felice come noi, di aver fatto la scelta giusta per la serata.

Nonostante la molta gente presente, stupirà sapere che in nessun momento della serata ci siamo sentiti in un posto affollato e particolarmente rumoroso, e non è da poco per essere un sabato sera.

Cosa prevede il menù?

Pochi fronzoli in quest’agriturismo, che non prevede portate da scegliere, semplicemente perché il menù é fisso e dipende dai prodotti della casa! Sceglie lo chef, insomma! E come sceglie sceglie, fa solo bene!

L’organizzazione è la parola chiave dell’agriturismo, concetto per nulla scontato, date le dimensioni del locale, di cui accennavo prima. Si viene serviti dal personale che si muove per le sale con tanto di carrello, come non si vedeva più da tempo, pronto ad essere riversato sul tavolo di ogni commensale, che in pochissimo tempo risulta essere quindi pieno di ogni bene immaginabile (sia il tavolo, sia il commensale 😀 ). Tutto è fresco, anche le tigelle, fresche, ma belle calde all’interno del cestino del pane!

Solo a ripensarci viene l’acquolina in bocca… Indimenticabili le pietanze servite direttamente dal tegame in rame, dove non potevano mancare il tartufo e i funghi, oltre ai taglieri di salumi e formaggi di ogni tipo, con le verdure del luogo, da intingere crude nell’olio locale, tanto per citare qualche piatto.

Non dimentichiamoci poi del carrello dei dolci e della frutta fresca… Eh no che non ce lo dimentichiamo!

Vignola

Vignola è il comune più popoloso dei mitici otto e infatti per questo é anche la sede principale dell’Unione Terre di Castelli. Qui arte ed enogastronomia si fondono insieme. Vediamo perché:

Curiosa l’etimologia del suo nome, soprattutto se pensiamo che a Vignola oggi si associa la ciliegia e non la vite.

Ma Vignola deriva dal latino e significa proprio piccola vigna, perché un tempo qui ci si dedicava alla coltivazione della vite, oggi ormai soppiantata da quella delle ciliegie, con numerosissime varietà tipiche e molto ricercate tra cui la mora.

Cosa dire invece della sua famosa Rocca?! Che è molto imponente 🙂 e che il suo aspetto odierno si deve alle trasformazioni che ha ricevuto nel corso del tempo, partendo come costruzione militare e divenendo poi dimora signorile alquanto sfarzosa.

Molto carino il centro storico, per alcuni tratti costituito da qualche portico alla bolognese.

Dove mangiare a Vignola

Passeggiando per le vie del centro, ci siamo imbattuti in quest’accogliente osteria chiamata Osteria della Luna o anche Enoteca Tondelli. 

Un po’ l’orario (mezzogiorno e si poteva cominciare a pensare di soddisfare lo stomaco), un po’ la bella giornata di sole con i tavolini all’aperto e la vista che dava sulla grande rocca medievale e sul Palazzo del Barozzi, un po’ la location, come direbbe Alessandro Borghese… sta di fatto che ci siamo fatti convincere da quest’atmosfera niente male per pranzare qui (senza esagerare, che poi c’è il viaggio di ritorno).

Interessante la scelta di vini proveniente dalla loro adiacente enoteca, illustrati con simpatia dall’oste, non senza qualche consiglio locale.

Castelnuovo Rangone

Con Castelnuovo Rangone siamo scesi in pianura, praticamente a pochi km da Modena e abbiamo scelto di fare una capatina anche qui perché incuriositi dalla forte vocazione che questo borgo ha per l’industria agroalimentare!

Certo, come in praticamente tutti i borghi italiani, anche a Castelnuovo Rangone la sua storia si può leggere tra gli antichi monumenti quali le chiese, la torre quadrata, il Palazzo Comunale; ma qui è altrettanto famosa la statua del maialino ubicata nel bel mezzo della piazza centrale.

La statua, si sa, é il simbolo di massima riconoscenza che possa esistere; Castelnuovo Rangone ha voluto dare così riconoscenza alla lavorazione delle carni suine perché si tratta della maggiore risorsa del borgo, tanto da vantare un posto nel Guinness dei Primati, grazie alla festa popolare del Super Zampone che avviene ogni prima domenica di dicembre (appuntamento fisso!).

Non poteva infatti mancare il MuSa qui a Castelnuovo: si tratta del Museo della Salumeria, il primo museo del salame in Italia.

Allora viva il maialino ruspante, vero motore dell’economia di questo paese!

Savignano sul Panaro

Non ce ne voglia a male il borgo di Savignano sul Panaro, ma la sua visita é stata solamente un rapido passaggio, per il quale ci rifaremo assolutamente in futuro.

Di questo rapido tour voglio ricordare però la sua posizione dominante, da cui scorgere un dolce paesaggio collinare di vigneti e querceti, che ha mostrato da subito come il territorio avesse un’importantissima vocazione di tipo agricola. Scopriamo infatti successivamente che Savignano è niente poco di meno che il paese degli undici vitigni DOC, con un riconoscimento particolare per il Pignoletto, da adesso nella lista dei vini da provare al più presto!